Vi domandate mai quale sia il luogo nel quale vi sentite davvero felici?
Quel luogo che vi risuona dentro, nel quale sapete che potreste stare per sempre senza smettere di amarlo?
Io lo so qual è il mio, lo conosco e so in che direzione andare per raggiungerlo.
È la montagna, la sua durezza, il suo crudele equilibrio, la sua bellezza immensa e potente.
In questi giorni mi sembra di avere la necessità di un ritorno a uno stato più semplice delle cose, mi rendo conto di far parte di un ingranaggio ben oliato e a volte ci sto pure abbastanza bene, ho una famiglia meravigliosa, un lavoro splendido, due cani, due gatti e una bella casetta, che non è in Canada, ma in Romagna, tanta roba.
Quello di cui sento forse un po’ la nostalgia (anche se non credo sia la parola corretta) è di un tempo in cui vivere più profondamente il mio rapporto con la natura, ho spesso l’urgenza di quella fatica fisica che ha il grande pregio di lasciare a galla solo l’indispensabile, l’importante, il vero.
Ci pensate mai a quante cose crediamo importanti e poi ci rendiamo conto di quanto sono inutili, di quanti viaggi interstellari è in grado di fare il nostro “io” per poi accorgerci che tutto sommato “anche no”.
Forse queste mie riflessioni sono dovute all’incontro con Americo, al Lago della Duchessa, durante IL CAMMINO DEI BRIGANTI.
Americo è uno dei pochi pastori rimasti a fare la transumanza, se ne sta lassù con le sue 350 pecore e con i suoi 16 cani (questo il link per leggere la sua storia).
Magia di un rito antico
Dopo il nostro incontro, mi capita ogni tanto di pensare a lui e di immaginarlo nella magia di un rito antico che va dal pascolo alla mungitura, dalla tosatura alla difesa dei suoi animali, aiutato in questo da 8 pastori abruzzesi e 8 simil border collie.
Mentre raccontava del lavoro dei suoi cani mi sono scoperta con gli occhi lucidi, ho pensato al perfetto equilibrio che si innesca tra uomo e animale, dove l’uno rispetta il ruolo dell’altro, consapevole delle reciproche necessità.
Immagino quella scena, la immagino bellissima nella sua normalità, nella routine che per suoi protagonisti non ha nulla di speciale, ma che agli occhi di chi non è più abitato alla semplicità appare meravigliosa e rara.
Quel luogo mi è sembrato il mio perfetto luogo dell’ anima, mi è apparso come la somma di piccole ma immense cose.
Non lo so se queste mie emozioni si trasformeranno in qualcosa di concreto o se rimarranno solo pensieri scritti, sicuramente le riflessioni che faccio quotidianamente da quando sono rientrata, hanno accelerato una consapevolezza che mi appartiene da sempre.