Questa mattina dopo la doccia mi sono soffermata sui vari tatuaggi che ho sul corpo.
Il primo, ora coperto, risale a un tempo lontanissimo, 1994, appena compiuti 18 anni accompagnata da quello che era il mio “moroso”, sono volata a Riccione, da un tatuatore di cui sapevo ben poco, e tutta elettrizzata per quella piccola prima conquista da diciottenne mi sono fatta uno strano tribale sul davanti della spalla.
Al tempo era abbastanza normale scegliere il proprio tatuaggio da cataloghi cartacei che ogni studio metteva a disposizione, disegni tribali o realisti, disegni di fumetti o giapponesi, tantissimi stili e tantissime proposte. Ovviamente il fatto che fossero a disposizione di tutti faceva si che magari il tuo stesso tatuaggio te lo ritrovavi tatuato pure sulla spalla della cugina del tuo vicino di casa.
Mi sono sempre piaciuti i tatuaggi, ma forse i primi li ho fatti più per moda che per un desiderio di segnare il mio corpo per un qualche motivo. Non ero proprio una persona sicura, chi lo è a 18 anni, ma ero già contro: contro il sistema, contro tutto e tutti a prescindere, quindi c’era forse anche l’aspetto della trasgressione del tatuaggio e del volermi identificare in una tipologia di persona che con tatuaggi e piercing “comunica” in parte la sua opposizione, la sua volontà di non essere messa nella categoria della brava ragazza. Ragionamento sopraffino lo so!!
Il secondo, ora coperto pure quello, a distanza di un paio di anni credo, sempre a Riccione, sempre nello stesso studio e sempre scelto da questi faldoni di carta, e pure qui la stessa probabilità che l’altra cugina dell’altro vicino di casa avesse lo stesso disegno tatuato sulla pelle.
Passano un po’ di anni comincio a definire quello che invece era uno stile più personale: I DRAGHI, uh!! sai che fantasia. Però questa volta ragiono più in grande: un bel dragone incazzato nelle coste a dx, punto dolorosissimo tra l’altro, e anche qui, sul tema dolore, potremmo aprire un capitolo a parte che però vi risparmio.
Tre ore tre di sofferenza indescrivibile, ma io ero una tosta e contro il sistema e così, fiera del mio nuovo tattoo esco dallo studio, sempre quello, con sto “diavolo” di drago nel costato; passano forse pochi mesi e siccome sono una persona simmetrica che faccio? Stesso drago dall’altra parte nelle coste a sx. Stesso dolore e stessa balzana idea di essere una contro perché mi ero fatta un altro tatuaggio, bah!!!
Poi nel 2000 (sembra davvero un secolo fa per come è cambiato il mondo), precisamente nell’autunno del 2000, dopo una stagione lavorativa in riviera e in procinto di partire per quello che è stato il viaggio che mi ha cambiato la vita, decido di farmi un altro tatuaggio e visto che secondo me stavo raggiungendo il centro di qualcosa (!!!!!) decido di farmelo nella schiena, in mezzo ai due dragoni incazzati e che cosa decido di tatuarmi? Un bel Buddha: Ero buddista? No, mai stata! Praticavo la meditazione buddista? No mai praticata! Però ci stava bene! Era un po’ anche questo per me, oltre all’aspetto del “contro”, vedevo il tatuaggio come decorazione del corpo, che nelle culture tribali ha un suo senso, qui direi un po’ meno, va da se che ancora ero molto confusa!!!
Poi sono partita per il Messico, la cosa divertente è stata che ho raggiunto Eduardo, il ragazzo Brasiliano con il quale stavo che era uno proprio risolto, uno che aveva già trovato la chiave della serenità, della felicità, della bellezza della vita, insomma uno che ho spesso identificato come un GRANDE MAESTRO di vita e che cosa mi dice vedendo i miei tatuaggi (gli ultimi perché i primi li conosceva già) “Devi proprio essere scontenta del tuo corpo se hai deciso di nasconderlo così” !!!! Immaginate la mia faccia, io, fiera e orgogliosa di draghi e buddha che ad un certo punto cambio prospettiva e con questo semplice ragionamento mi accorgo che proprio una tosta non ero e che il “contro” lo avevo praticato su di me! Va beh!
(La storia con Eduardo e poi Luca se vuoi leggerla l’ho descritta in un post che trovi qui).
Ma torniamo ai tattoo.
Passano circa 23 anni e negli ultimi mesi ho ricominciato a decorare il mio corpo con alcuni tatuaggi: è cambiato molto il mio approccio, ora lo sto facendo con una motivazione ben chiara, ho 49 anni e so un po’ meglio chi sono e guardandomi indietro vedo che direzione ha preso la mia vita, capisco ora che voglio decorare il mio corpo per un motivo ben più alto della “semplice” decorazione (che poi mica è sbagliato eh). Ho ripreso a tatuarmi perché so che sono così e me lo voglio ricordare un giorno guardandomi i tatuaggi, quando la pelle sarà magari un po’ meno elastica: i tatuaggi di adesso sono il mio specchio: impronte, lupi e orsi, papaveri e poi molla l’osso (che è una frase che la mia psicologa mi ha ripetuto molte volte). Ne ho un altro in programma ed è un nome e una data: no, non è Lena e no, non è il 2007, anno della sua nascita, ma è Tobia + Loco 2003.
Tobia è stato il mio primo cane, lo ricordo con un affetto quasi indescrivibile, un amore che ancora mi fa emozionare, un amore che puoi provare solo per questi esseri meravigliosi che sono i cani e che loro con immensa fedeltà ricambiano sempre, nonostante tutto.
Tobia è morto nel 2003, a settembre 2003. Farlo addormentare per sempre è stata la decisione più difficile della mia vita ed ho visto mio babbo piangere per la prima, e credo unica volta, quando insieme lo abbiamo seppellito.
Poi nel tempo ho rielaborato quella morte come la fine di un ciclo anche della mia vita, eravamo in una tale connessione e avevamo delle dinamiche talmente radicate che quando se ne è andato ho come realizzato che nella mia vita era in atto un cambiamento fortissimo, che quello che ero prima si era trasformato in altro, stavo lentamente uscendo dall’insicurezza dei miei primi 27 anni per prepararmi a quella che ora sono: una donna di mezza età con molte più sicurezze, ancora molte insicurezze, ma che queste ultime mi feriscono di meno, perché le ho accettate.
Tobia ha segnato la fine e l’inizio: tutte le sere mi mettevo sulla sua tomba, sulla quale poi con mia mamma abbiamo piantato una quercia, e parlavo con lui, piangevo e gli raccontavo di me, non riuscivo a smettere di piangere, poi ad un certo punto gli ho detto: “ok, basta cercarmi ovunque, io sono qui mi sento radicata qui in questo momento e qui voglio stare bene, qui voglio continuare”. La sua morte ha illuminato la mia strada, ha tolto il superfluo e ha lasciato l’indispensabile. Tobia mi aveva ridato in qualche modo la vita che negli anni passati avevo tanto rifiutato. Dopo un mese circa ho preso Loco, piccolo meticcio dalle grandi orecchie, con lui ho smesso di piangere e con lui ho nutrito un’ altra piccola radice di ciò che sono ora.
A dicembre 2003 ho conosciuto Luca e la vita con tutti i suoi deliri è stata tutta un’ altra cosa, probabilmente se Tobia non se ne fosse andato non avrei preso coscienza di molte cose: devo a lui in parte ciò che è accaduto dopo.
Come sono passata dai tribali a Tobia? Perché tutto è connesso, sono, siamo il risultato di molte cose e ripercorrere il mio percorso sulla base dei tatuaggi che ho sulla pelle mi ha fatto sorridere l’altra mattina dopo la doccia, ed è in quel momento che ho pensato di dedicare a Tobia e a Loco il mio prossimo piccolo segno: loro alla fine sono alla base di tutto.
Grazie per avermi letto fin qui, se ti va di raccontarmi cosa ne pensi ti leggo con piacere nei commenti. Siamo tutti esseri complessi, ognuno ha il suo percorso segnato da immense felicità e immensi dolori, quello che è certo però per me è che la mia vita è scandita dalla presenza di questi esseri SUPERIORI che sono i cani, non a caso erano lupi che hanno deciso anche un po’ per comodità di diventare i nostri compagni di vita regalandoci l’immenso amore di cui sono capaci.
Ale
4 risposte
Non potevo non leggere un articolo con titolo tatuaggi e cani ❤️❤️❤️
Un pensiero va ad Ariel che da poco se n’è andata
E come sempre, bellissime parole ☺️
Grazie Claudia, un abbraccio immenso a te, ARIEL sarà con te per sempre, loro sono così non ci lasciano mai, anche quando non sono più, Ale
Che dire….fantastico abbinamento! Mi sono rivista nei panni di quella che faceva tutto per non essere inquadrata come “brava ragazza”, anche se quel “tutto”, in un piccolo paesino, è veramente il niente! Per esprimere un mio grande desiderio e per combattere, ancora una volta credenze ataviche (tatuaggio=uomo), in sordina ho iniziato a tatuare avendo alla base della mia vita un amore spropositato per i cani!!!!!
È vero ciò che scrivi, i primi tattoo sono quelli meno pensati in assoluto, poi….cerchiamo qualcosa che rappresenti e fissi per sempre il nostro essere più vero, la nostra appartenenza, la nostra storia!
Ho adorato il tuo articolo e….sono contenta di averti tatuata, ora, non 30 anni fa!
Cara Marilena. eh si, in molte cose siamo simili e l’amore per i cani e per i tatuaggi è sicuramente è una delle cose che ci accomuna.
Felce anche io che tu sia stata e magari sarai una delle donne che ultimamente scelgo per rappresentare ciò che sono.
Mando un abbraccio a te e alla tua pelosetta vecchietta,
Ale